Archivio mensile:12 ottobre 2016

Nient’altro che uva

Il tempo dell’uva è cominciato. A Merano il consumo d’uva ha una lunga storia turistica.

trinkkurwandelhallemeranunapodzimpdf„La cura dell’uva fa bene a chi soffre di stitichezza, di irregolarità biliari, di congestioni del fegato e della milza, di pletora del basso ventre o nei casi di dolori agli occhi e agli orecchi, di emottisi o di ostruzione mucosa…“*

L’assunzione del prodotto iniziava già di primo mattino, accompagnata da moderato movimento. La dose giornaliera doveva poi essere aumentata progressivamente fino a tre chili, preferibilmente evitando di consumare altri pasti.s25c-416082911130-2

„Si comincia con un grappolo, succhiando il succo degli acini senza ingerire troppa aria ed eliminando per quanto possibile buccia e semi“.*

Lungo le passeggiate venivano consegnati all’ospite dei sacchetti di carta con l’esortazione a non sputare i resti delle bucce d’uva per terra.

Inizialmente (1838) la cura consisteva nel mangiare acini di uva bianca direttamente nei campi; successivamente si impose grazie alla sottigliezza della sua buccia l’uva Schiava nobile, la quale a partire dall’anno 1851 veniva distribuita nel nuovo „Casino di Cura“ /Cursaal. “

*Guida di Merano 1837

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Un antico e curioso personaggio altoatesino

Buongiorno Amici del blog del Touriseum!

4081889Oggi desideriamo presentarvi una simpatica curiositá che abbiamo estrapolato dalla nostra cospicua collezione d’archivio: Una cartolina riproducente un disegno di Albert Stolz inerente il „Saltner“ o „Saltaro“. Molti di voi avranno avuto l’occasione, passeggiando sulla Promenade di Merano, all’altezza del Kurhaus, di ammirare la splendida siepe artistica raffigurante il volto del Saltaro.

Ma chi era questa curiosa figura?

Ebbene, il Saltaro era un’antica figura folcloristica assunta nelle comunitá rurali altoatesine. Noto anche come „guardiano delle vigne“, il suo compito era quello di sovraintendere il controllo dei boschi e delle vigne, intervenendo contro ladri o animali, evitando furti di frutta o assalti degli uccellini richiamati dal dolce sapore dell’uva matura.

Come noterete, indossava un tipico costume costituito da un cappello fatto di piume d’uccello, code di volpe e di scoiattolo. Al collo, sovente, una o piu’ collane tipicamente create con ossa di animali, o veri e propri denti, quali ad es. quelli di maiale. In mano, un’arma da punta, verosimilmente un’alabarda.

Cari Amici di ogni dove, vi auguriamo splendide giornate e vi attendiamo sempre numerosi al TOURISEUM.

Sandra Soffiatti