UNA VALIGIA PER AMORE

Valigia_Avanzini

di Celestina Avanzini

Ero delusa: nonostante mi trovassi in una posizione di prestigio, nella parte centrale della vetrina, il negozio di borse e valigie si era trasferito in periferia. Di fianco c’era un bar malfamato, con avventori che “battevano il fante”, tra un bicchiere di rosso e l’altro e un via vai di personaggi che scendevano da macchine di lusso per concludere qualche losco affare. Di fronte, frequentata da mamme con bambini, stavano una gelateria e di lato un cartolaio fornito per la scuola elementare.

Non ero una valigia di gran lusso, ma di tendenza: misuravo 65 x 45 x 20, di tessuto leggero, impermeabile e cangiante, di un grigio luminoso con cerniere e rifiniture di color azzurro smeraldino. Pensavo: “Sono un Trolley di marca e mi si può trasportare anche orizzontalmente, con una comoda maniglia imbottita. Chi mi avrebbe mai scelta?”

Passava di lì, con una bambina per mano, una giovane signora dai capelli ramati e grandi occhi azzurri. Mi sentivo osservata, la signora si era fermata pensierosa a guardarmi. Avrei tanto desiderato che mi scegliesse, poiché il mio sogno era quello di viaggiare.

“Forse sono troppo ingombrante, o forse no” mi dicevo, ma non avrei mai voluto accompagnare una volta l’anno una chiassosa famiglia al mare, per poi passare i restanti mesi in cantina.

Un pomeriggio d’inizio marzo la signora entrò e, puntando gli occhi su di me, chiese il prezzo. Me ne andai con lei, non per i viaggi che sognavo , ma per vivere fra Bolzano e Firenze.

La signora si preparava con cura per andare a Firenze, indossava una giacca inglese del colore delle mie rifiniture, golfini, camicette e gonne dal celeste al blu. Mi riempiva di vestiti orientali, scialli e biancherie intime fantasiose. Infilava libri, album da disegno, colori, scarpe e cappelli.

La mia bella signora era innamorata di un fiorentino, che la sapeva sedurre, portandola nelle mesticherie, dove si potevano odorare i legni, comprare le polveri per creare il colore ad olio e carta fatta a mano.
In un letto di una stanza tappezzata da aironi o sui tavoli della mensa della facoltà di scienze politiche, consumavano la passione che li aveva travolti.

Un giorno d’agosto, mese tragico per quell’amore che si stava lacerando, salimmo a Bolzano in una carrozza di prima classe, dietro la motrice. A Verona il treno solitamente sostava circa mezz’ora, quindi ripartiva invertendo la direzione di marcia.

Tutto sembrava si svolgesse regolarmente, ma destatasi dal torpore estivo, la signora si accorse che il paesaggio intravisto dal finestrino non era quello conosciuto. Allarmata cercò il capotreno e seppe che il vagone di prima classe era stato attaccato al locomotore per Trieste e che per raggiungere Firenze avrebbe dovuto cambiare a Padova, prendere una linea secondaria per Rovigo, Ferrara, Bologna e da lì salire su un treno per Firenze.

Eravamo da sole nello scompartimento , io sul portabagagli e lei seduta di fronte. Nei pressi di Ferrara, immaginate il panico, entrò di scatto un giovanotto a dorso nudo che impugnava un grande coltello da macellaio, si sedette sotto di me, spaventando la signora… si alzò, mi afferrò, mi aprì e incominciò ad estrarre alla rinfusa il contenuto… abbassò il finestrino, quel tanto che io potessi passare e iniziò una sorta di monologo minaccioso con la mia padrona… prendeva un indumento, lo sporgeva di fuori e fingeva di lasciarlo cadere…

Mentre la signora lo pregava, con fare gentile, di non privarla dei vestiti, il gioco crudele proseguiva, il ragazzo mi aveva svuotata e faceva il gesto di buttare fuori anche me.

Rapidissima la mia padrona sgusciò fuori dallo scompartimento e mi lasciò sola. Furono 10 minuti di terrore per una valigia che aveva sognato piacevoli viaggi esotici. Non so quanto tempo fosse trascorso, lui si era calmato, finché entrarono il capotreno e la signora nascosta dietro. Il ragazzo uscì con il ferroviere come se fosse abituato a questa sceneggiata.

Sono trascorsi 40 anni da allora e la signora dai capelli argento, nonostante mi tenga per molto tempo in cantina, mi vuole bene e forse la accompagnerò ancora in qualche viaggio, pur senza amore, a Firenze.

 

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Un’azione nella cornice della mostra temporanea “Borse, trolley e valigie – Viaggio nella storia dei bagagli” (2021)

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