La Iso di Bresso nei pressi di Milano, allora nota fabbrica di frigoriferi e motociclette, presentò nel 1953 al Salone dell’automobile di Torino un curioso veicolo a forma d’uovo: poco più
lungo di una motocicletta, le ruote posteriori molto avvicinate fra loro e, per salirci o scendere, la parte anteriore compreso il volante ruotabile su un lato. Lo strano veicolo denominato Isetta, prodotto dapprima in piccole serie per il mercato italiano, ma poi con proprie varianti anche in Francia, in Brasile e più tardi anche in Inghilterra. Quando nel 1954 la BMW ne acquistò la licenza, diventò ben presto anche in Germania il simbolo della incipiente voglia di mettersi in viaggio.
L’Isetta offriva posto a due sole persone e, sopra il cofano del motore, dietro i due posti a sedere, v’era posto a malapena per una piccola valigia. Ma l’uovo a motore proteggeva dal vento e dalla pioggia, raggiungeva in pianura gli ottanta chilometri all’ora – sulle salite del Brennero peraltro solo quaranta – ed era in grado di arrivare senza problemi fino alle spiagge allora quasi deserte del Mediterraneo. E inoltre l’Isetta costava molto meno di una Volkswagen. Tuttavia già nel 1959, anno in cui cominciò la costruzione dell’Autostrada del Brennero, iniziò il rapido tramonto del modesto veicolo: ormai le migliorate condizioni di vita permettevano ai tedeschi di concedersi auto più confortevoli. Dopo averne prodotte più di centosessantamila esemplari, nel 1962 la BMW ne sospese la produzione passando a modelli sportivi di classe media. Ma a tutt’oggi l’Isetta rimane un simbolo di quegli anni Cinquanta.